L’origine dei diamanti
Origine dei diamanti: storia, significato e natura della pietra più preziosa
L’origine dei diamanti affascina l’uomo da millenni. Il nome stesso ha radici antiche: deriva dal greco adamas, che significa “indomabile” o “invincibile”, a sottolineare la straordinaria durezza di questa gemma.
Già nel I secolo d.C., lo studioso romano Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, descrive il diamante come la pietra più dura e preziosa tra tutte, attribuendole un valore non solo estetico, ma anche simbolico. La sua incorruttibilità ha infatti alimentato nel tempo il mito del diamante come amuleto protettivo, capace di allontanare le energie negative e rappresentare forza, purezza e eternità.


Ma qual è davvero l’origine dei diamanti?
A livello scientifico, il diamante è una forma cristallina del carbonio, in cui gli atomi sono disposti secondo una struttura regolare a ottaedro. Questa configurazione perfetta è ciò che dona alla gemma la sua resistenza straordinaria e la brillantezza unica.
L’origine dei diamanti racchiude quindi un doppio significato: uno legato alla natura — pura e affascinante — e uno alla cultura, ricco di storia, simboli e significati che hanno attraversato epoche e civiltà.
L’origine dei diamanti: tra storia, mito e natura
I diamanti hanno una storia antichissima che inizia in India, dove venivano estratti da depositi alluvionali vicino ai fiumi Krishna, Godavari e Penner. Già migliaia di anni fa, queste gemme erano considerate preziose e cariche di significato spirituale.
Le antiche scritture indiane e buddiste ne parlano come simboli di forza e purezza, capaci di rifrangere la luce e incidere i metalli, segno della loro eccezionale durezza. Anche in Cina e nell’antica Roma, i diamanti erano apprezzati: venivano usati come talismani o strumenti d’incisione.
Fino al XVIII secolo, l’India fu la principale fonte mondiale. Poi vennero scoperti giacimenti in Brasile e infine in Sudafrica, nel 1867, dove la città di Kimberley divenne famosa per la presenza di diamanti nella roccia madre chiamata kimberlite.
Nel XIX secolo, la scienza scoprì che il diamante è composto da carbonio puro, trasformato in gemma nel cuore della Terra da temperature e pressioni altissime, in tempi lunghissimi.
Oggi, i diamanti non sono solo simboli di lusso, ma raccontano un viaggio millenario tra natura, cultura e bellezza senza tempo.
Il luogo d’origine
diamanti si formano nel mantello terrestre, a profondità estreme, dove il carbonio viene trasformato in cristallo grazie a temperature e pressioni elevatissime. Solo attraverso antiche eruzioni vulcaniche queste gemme sono risalite in superficie, trasportate dalla kimberlite, una roccia di origine vulcanica.
Con il tempo, l’erosione della kimberlite ha liberato diamanti di forme, colori e purezze differenti, che oggi vengono selezionati e lavorati in centri specializzati.
Uno dei più celebri diamanti trovati in giacimenti di kimberlite è il Cullinan, scoperto nel 1905 in Sudafrica. Allo stato grezzo pesava 3025 carati (circa 605 grammi). Dopo il taglio, fu suddiviso in numerose gemme, tra cui una pietra principale da 516,5 carati, oggi parte dei gioielli della Corona britannica.


I giacimenti di diamanti
L’estrazione del diamante può avvenire in due tipi di giacimenti: primari e secondari. Nei primi, i diamanti si trovano nella kimberlite e vengono estratti mediante sgretolamento della stessa, mentre nei secondi, i diamanti si trovano in terreni alluvionali, a volte nella sabbia o nella ghiaia, o in fiumi. Normalmente per estrarre un carato di diamanti si devono lavorare circa 5 tonnellate di kimberlite, mentre nei depositi alluvionali si deve setacciare circa 20 tonnellate di sabbia.
La composizione chimica del diamante
La struttura di un diamante è composta per lo più da cristalli che formeranno un ottaedro oppure un esacisottaedro. In base alla gemmazione dei cristalli di carbonio si possono anche verificare composizioni diverse, sia triangolari, o più raramente forme cubiche.
Il diamante è un cristallo composto da atomi di carbonio che si sono aggregati in una struttura tetraedrica. Tra le caratteristiche più importanti si può menzionare il punto di fusione che è di 3820 gradi Kelvin, e l’indice di dispersione ottica, nonché la durezza, che nella scala di Mohs è pari a 10.


Caratteristiche del diamante
I diamanti in gioielleria
Il diamante è diventato centrale nel mondo della gioielleria grazie alla sua straordinaria resistenza e capacità di mantenere la lucidatura nel tempo. È l’unica gemma che può graffiare se stessa: questa sua caratteristica lo rende ideale per essere indossato ogni giorno, senza rovinarsi o perdere brillantezza.
Il taglio rotondo è la forma più conosciuta e diffusa per i diamanti. Quando un diamante ha 57 faccette (più una possibile nella parte inferiore), prende il nome di taglio brillante. Proprio per la sua popolarità, si è diffusa l’idea che “brillante” e “diamante” siano sinonimi. In realtà, il termine “brillante” indica solo il tipo di taglio, non la pietra stessa.
Anche altre gemme, come rubini, zaffiri o topazi, possono essere tagliate a brillante per valorizzarne la luminosità e la scintillazione.
